Ruber Palus, Palo Rosso

Ruber Palus, Palo Rosso è un romanzo scritto da Franco Zizola e pubblicato da Lunargento nel 2009. È stato successivamente ripubblicato da Lunargento nel 2022.
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Trama

Il romanzo ripercorre la vita del professor Tommaso, vissuto tra Pedulka e Malavalle, trasposizione immaginaria delle zone intorno a Montebelluna, e Milano, luogo della formazione universitaria. Tommaso ama e crede nella poesia e nella letteratura, ma si trova ogni giorno di più circondato da un universo che gli è estraneo e che non capisce. Per fortuna il suo alter ego Priàpo, dio della fecondità e protettore della natura, ogni tanto lo riporta alla realtà, mettendo in luce i nuclei tematici fondamentali: il dissidio tra anima e corpo, tra religione pagana e religione cristiana, lo scontro generazionale, l’educazione cattolica. Nella narrazione emergono eventi, anche drammatici, della biografia del protagonista, intrecciati alla Grande Storia della seconda metà del secolo scorso.

Critica

Un romanzo davvero molto bello per inventiva, sapienza di scrittura, impostazione e idea: è la biografia giocosa, avventurosa, saporosa di uno straordinario ‘doppio', seguita nel tempo e nelle vicende che vengono trasformate continuamente dal fervore creativo della parola e della trovata mirabile della concezione narrativa. Da molto tempo non ho letto un'opera così viva e nuova: al confronto i romanzi di moda e di fortuna sono davvero nulla.

(Giorgio Barberi Squarotti)

Rappresentazioni

Del libro fu fatta una lettura scenica al Teatro "Maffioli" di Caerano San Marco il 6 maggio 2012, a cura degli attori Sandro Buzzati e Luca Zanetti.

Dati dell'opera

  • Editore: Lunargento
  • Prima edizione: 2009
  • Seconda edizione: Lunargento
  • Anno seconda edizione: 2022
    Joan Baez e Bob Dylan cantavano pace e tutti gli uomini in cuor loro sapevano quanto fossero stupide le spese per portare la morte; perfino gli assurdi sputtanatori di Cristo, cappellani militari, avrebbero dovuto giudicare follia la corsa agli armamenti, folle conquistare le sassose rive, folle calpestare la luna per primi, folle non vedere la miseria della più gran parte del mondo disperato e affamato e assetato. I giovani sognavano e cantavano pace. Ma erano sogni, soltanto sogni, irrilevanti sogni, dreams. Irrilevante è la morte.
    I poeti da sempre sanno, vedono lontano, per l'istinto del loro mestiere. Per questo vanno uccisi, tutti. Priàpo spiegò ai giovani come l'eretico Pier Paolo Pasolini il grande amasse di disperato amore la vita, "solo l'amare, solo il conoscere conta", come odiasse violenza e lottasse affinché l'uomo non fosse ridotto a cosa, mercificato, venduto a pezzi, maciullato; come avrebbe desiderato fermare il tempo e tornare indietro, quasi nel grembo materno, all'origine, alla purezza del mondo contadino suo perduto, quando le sudate parole profumavano ancora di rustico pane. Priàpo e Tommaso rimasero sorpresi, perché nemmeno Guglielmo Ockham preside aveva voluto che il Poeta venisse ricordato ufficialmente dalla scuola. "Fai pure, individualmente te ne assumi la responsabilità".