La chiave nel pozzo
Trama
Per Franco Zizola è “il libro di Settimo”: Settimo vuole cercare di capire e giustificare la propria malattia mentale. Per questo ripercorre la storia della propria famiglia, vissuta tra la campagna e le colline del Veneto, dalla metà dell'Ottocento alla fine del secolo scorso. Tutte le vicende sono condizionate dai grandi avvenimenti storici e da piccole storie locali, che l'Autore riporta in modo quasi favolistico, ma dopo essersi documentato con testimonianze scritte e orali. Il libro si apre e si chiude nel nome del poeta latino Lucrezio.
Critica
Ho scoperto uno scrittore. Franco Zizola, pur appartenendo all'area veneta, riesce a superare la dimensione provinciale e regionale, narrando in questo libro la storia di una famiglia, dalla fine dell'Ottocento agli anni Ottanta di questo secolo e accompagnando i personaggi dalla nascita alla morte. Non solo il mondo veneto possiede le chiavi di lettura di questa storia, perché essa ha respiro universale: è l'eterna vicenda umana nelle sue lacerazioni e nelle sue sofferenze. Egli si addentra nei terribili meandri di una creatura malata, l'Io narrante, Settimo, che tenta di spiegare a se stesso e di decifrare, a poco a poco, le oscure leggi della vita, gli incomprensibili disegni della Divinità, signora della storia, senza mai scadere nel patetico, nel sentimentale, ma sempre lucidamente controllando la forma, spesso scabra, asciutta, a volte violentemente espressiva. Talvolta le parole scarne e spesso private dell'articolo e dell'aggettivo, nascendo dal libero fluire della coscienza, aboliscono i freni della punteggiatura e forzano la sintassi. Vi ho trovato pagine di alta letteratura: la parola riassume, spesso genialmente condensata, le lunghe questioni che toccano la morale cattolica e la storia… Come quell'undici febbraio 1929, quando nacque Stachi, il bambino simbolo della fusione concordataria di Stato e Chiesa, nella quale il protagonista Settimo trova l'origine di molti suoi mali, il conflitto non risolto tra corpo e spirito. Tuttavia l'Autore non scende mai a un anticlericalismo di stampo ottocentesco, al contrario osserva con simpatia e con grande umanità le varie figure dei sacerdoti che si sono avvicendati alla guida delle anime della parrocchia di Trino, immaginario reale paese, da don Aldo Zuccapelata a don Luigi Indifferentismo, che si affannava, nel 1907, a tradurre il linguaggio della Pascendi Domini Gregis del venetissimo papa Pio X alla gente affamata e analfabeta del paese della pellagra; la loro presenza contribuisce a rendere sacri i più semplici gesti quotidiani. Anche la fame e la miseria si fanno racconto, quasi controcanto, e servono a illuminare dall'interno la storia che Settimo va dipanando, che è storia non solo di paese, ma della nazione tutta. Si veda la vicenda della pellagrosa Maria suicida, o di Bicio affamato che uccide a colpi di scure la contessa avara, o di Gilda levatrice e maga, che verrà straziata dai fascisti che ha fatto nascere, o di Marianna Kinkerna ostessa, che non si arrende alla peronospera…, pagine di alto tono narrativo, quasi novelle, come è proprio, del resto, della migliore tradizione letteraria italiana. È costante l'attenzione alla sofferenza umana: lo scrittore sembra essere convinto che a niente altro servano cultura e scrittura se non a comprendere più a fondo la vita. Echi di molte letture si possono rintracciare, profondamente assimilate… Non vi è esibizione, gratuito sfoggio di citazioni, perché la vita di Settimo percorre la letteratura di questo secolo. Un libro intenso, che avvince dalla prima all'ultima pagina, dal passato ormai mitico a quello delle stragi e delle guerre subite dai padri, fino all'esplosione delle contraddizioni e della malattia nell'età della ricostruzione, del miracolo economico e delle speranze frustrate. La Chiave nel pozzo è un romanzo originale, stilisticamente nuovo, mai monotono, che riesce a catturare il lettore e a commuoverlo, come solo gli scrittori autentici sanno fare, e Franco Zizola è uno di loro.
(Antonia Arslan, presentazione del libro, 16/01/1998)