La valle serena

La valle serena è un romanzo scritto da Franco Zizola e pubblicato dall'editore Rebellato nel 1985.
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Trama

È il romanzo che raccoglie le angosce del protagonista, diviso tra la volontà di tornare nella propria terra, dopo l’esperienza universitaria, e il sogno della città di Milano, che aveva abbandonato e dove aveva vissuto gli anni delle prime contestazioni giovanili, quando i giovani sognavano di rinnovare il mondo e di aprire la Chiesa a una visione meno rigida della dottrina e soprattutto più vicina alla gente. Il racconto è costruito con periodi brevi, ricchi di punteggiatura e di numerosi flashback che costringono il lettore a continui cambi di scena, evidenziando il contrasto tra la vita frenetica della città, ricca di stimoli culturali, e lo scorrere tranquillo del tempo nel paese veneto, al quale il protagonista a poco a poco si riabituerà. Iniziato nel 1967, ha avuto varie stesure, fino alla pubblicazione nel 1985.

Critica

Mi ha sferzato la sua ricerca di vita autentica al di là delle impalcature del perbenismo e dell'osservanza. Nella scrittura scomposta, lacerata, con pause e fratture profonde, s'aprono idilli struggenti e maschere atroci… Il testo è di aspra tensione espressionistica e di suggestiva testimonianza storica.

(Franco Lanza, 1987)

Dati dell'opera

  • Editore: Rebellato
  • Prima edizione: 1985
    La giornata nel paese finisce, domani ce ne sarà un'altra, uguale. Senso di immobilità. È un paese trascurato dalle grandi strade fuori di mano. Qui tutti si parlano e tutto affoga nel verde della Prealpe e della valle. I colli intorno sono orlati di vigneti, le osterie sono punti d’incontro. Non riesci a capire, abituato ad un ritmo diverso, il valore di questa quiete. Tranquillità drammatica del paese dell'infanzia. È stato necessario tornare: devo solo, se voglio vivere qui, sforzarmi d’accettare i giorni. La finestra si apre sulla piazza, conosco tutti, sono arrivato al paese, lasciata la città. Ho avuto paura.
    Gli americani quella sera bombardavano per la prima volta al di là del diciassettesimo parallelo, volavano sopra il cielo di Hanoi. L'Unità era uscita in edizione speciale. Un corteo di giovani, i pugni chiusi, davanti all'ambasciata americana. I giovani gridavano: "Johnson boia". Non possiamo far altro che schierarci con l'oppresso contro l'oppressore, non possiamo fare a meno di accorgerci che anche noi, noi... Tutti... Ho Chi Minh è morto. La segretaria della scuola mi ha chiesto se sono in lutto. Ho risposto come Pietro la notte del gallo. "Giap, Giap, Ho Chi Minh," gridavano i giovani in corteo. Il preside afferma che i santi sono più a sinistra del Capitale e che Cristo è nato prima di Carlo Marx. Il professore terrone ha avuto il coraggio di affermare la sua fede nella storia. Il preside si è arrabbiato. Il sorriso compiaciuto di chi sta al margine maschera la paura. "La rivoluzione la possono fare solo i poveri che non sognano di diventare ricchi". Il giovane con il cartello in piazza Sant'Ambrogio chiedeva alla chiesa di rinunciare al suo vergognoso fasto. Per questo lo hanno espulso dall'università del concilio. L'Unità non arrivava ufficialmente nei collegi dell'Università, ché così aveva deciso padre Gemelli. Leggevamo l'Unità e Rinascita e Critica Marxista solo per dire a noi stessi di essere liberi. "Andate e predicate, non abbiate paura, Io sarò con voi". Forse Cristo non è più con loro perché hanno paura di tutto.