Il sogno di Orfeo

Il sogno di Orfeo è un romanzo scritto da Franco Zizola e pubblicato da Edizioni San Marco nel 1987. È stato successivamente ripubblicato da Zanetti Editore nel 1998.
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Trama

È la storia parallela di due giovani sfortunati, ricchi di sogni e di speranze, di arte e di poesia, Dino e Mirella, che hanno attraversato la storia nella seconda metà dello scorso secolo nell'incomprensione e nell'insensibilità di un paese, il paese veneto, che stava uscendo dalla guerra tra miseria, analfabetismo e imposizioni della Chiesa cattolica, e che non riusciva a dare risposte al loro bisogno di autenticità e di amore.

Critica

Un discorso condotto sul filo della memoria dove gli altri sono i protagonisti nel loro rapporto oggettivo con il mondo che lo scrittore conduce con sufficiente distacco, ma anche con una forte carica di passionale partecipazione, quasi temesse di tenere troppo distanti da sé le pagine bianche, per non restare indifferente.

(Franco Zagato)

L'Autore è fiducioso che possa essere di qualche utilità non dimenticare i sogni di letteratura e poesia, d'arte e d'amore, che hanno dato senso alla vita e alle illusioni di Dino e Mirella, immersi nell'angustia e nella mediocrità dei piccoli mondi.

(Quarta di copertina, edizione 1998)

Dati dell'opera

  • Editore: Edizioni San Marco
  • Prima edizione: 1987
  • Seconda edizione: Zanetti Editore
  • Anno seconda edizione: 1998
    Dicono che, a volte, l'arte possa rappresentare una soluzione. I primi quadri di Dino furono ritratti di vecchi, dai volti scavati, dagli occhi profondi, a carboncino, su cartone. La valle era ancora piena di morti che non trovavano pace e giravano, come aveva insegnato la Carmela alle lezioni pomeridiane di dottrina cristiana, di notte, per le case. Quella donna riportava come vere le sue storie paurose che venivano da lontano: il demonio non è mai sparito nelle campagne.
    Come puoi amare uno che non crede nella libertà e non la rispetta, un totalitario… In Ungheria hanno mandato i carri armati ed ammazzato, lo stesso in Polonia, in Siberia, i campi di concentramento, i lavori forzati… Chi è senza Dio è senza morale, quello ti avrebbe fatto del male, ringrazia il Signore Iddio che se n'è andato. Pensa al dolore di tuo padre, non te ne importa nulla dopo che abbiamo tanto lavorato per te?" Sarà stata mezzanotte quando entrò zia Chiara adagio: "Dormi, Mirella? Scappa, ho sentito tutto da lassù, povera figlia, scappa". Poi la porta si richiuse, zia Chiara tornò nella sua stanza su in mansarda e Mirella sentì una voce dolcissima cantare "Ave Maria". Era notte piena.